Ragionevolezza della fede

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    PERCHE’ CREDO

    RISPOSTA A CHI NON CREDE

    GIUSEPPE TOMASELLI

    INTRODUZIONE

    Da qualche ora era calata la sera. Mi avviai verso l'abitazione del medico condotto, nella speranza di passarvi la serata in onesta conversazione. Con mia sorpresa, trovai in casa dell'amico un gruppetto d'intellettuali: un laureato in storia e filosofia, un ragioniere e due insegnanti elementari.

    La mia comparsa fu salutata con un « oh! » prolungato.

    - Scusino, signori; sono forse di disturbo?

    - No, professore! La sua venuta, disse uno, mi fa piacere, in quanto ci siamo visti tante volte, salutati sempre alla sfuggita, ma giammai abbiamo avuto il bene di fare una chiacchierata!

    - E già, soggiunse il ragioniere; il professore s'intrattiene più volentieri con i frati e con il parroco; pare che sfugga le altre compagnie. Non è prete, ma vive da tale.

    - Peccato essere un credente! - esclamò il professore di filosofia. Io non capisco come un intellettuale possa essere religioso e accomunarsi con le donnicciuole del volgo. Quell'andare a Messa e mettersi a pregare come fanno i semplicioni, non mi pare cosa degna di un professore. Lei, dottore, non è del mio parere?

    Il medico condotto rispose: Quantunque il professore sia un mio intimo amico, non posso perdonargli la sua religiosità! Lui ha la sua credenza ed io la mia. Lui pensa all'anima, ma io non credo che esista l'anima; da tanti anni esercito la professione di medico-chirurgo e giammai mi è capitato di vedere un'anima nel corpo dei clienti! -

    Con calma io presi la parola: - Cari amici, dunque io sarei un illuso, perché sono credente, e merito di essere compatito. Io invece compatisco loro, perché hanno voluto giudicare il problema religioso senza averlo mai approfondito. Io sono un credente e un praticante; la mia religiosità non è frutto d'incoscienza, ma il risultato di molto studio e di serie riflessioni. Non rispondo subito ai puerili appunti fattimi; mi riservo di fare ciò a tempo opportuno con la pubblicazione di un lavoro intitolato « Perché credo! ». Si vedrà allora se sono io l'ignorante e l'illuso, o se è microcefalo l'intellettuale irreligioso.



    ALLA LUCE DEL CREATO

    Al telescopio.

    Mirare gli astri al telescopio è una vera soddisfazione intellettuale.

    Una sera, verso le undici, in piena estate, ebbi l'opportunità di trovarmi in un Osservatorio Astronomico, che possiede uno dei migliori telescopi d'Italia.

    Professore - mi disse il Direttore dell'Osservatorio - guardi bene la luna. La serata è propizia.

    Contemplai l'astro con calma, domandando spiegazione di certi particolari. Indugiando a guardare, era necessario spostare il telescopio, poichè, continuando la nostra terra il suo movimento di rotazione, la Luna usciva dal cerchio di osservazione.

    - Guardi adesso il pianeta Giove. Ad occhio nudo questo astro pare un punto luminoso; al telescopio si vede quasi quanto la luna, mirata senza lente d'ingrandimento.

    - Dica, Direttore, quale grandezza ha il pianeta Giove?

    - È grande circa 1300 volte più del nostro globo terrestre. Osservi bene! Vicino al pianeta ci sono quattro lune, che gli girano attorno.

    - È proprio vero! Però ne scorgo soltanto tre.

    - La quarta luna è dietro al pianeta; passando davanti, proietterà l'ombra su Giove e si potrà scorgere.

    - Ognuna di queste lune quanto sarà? - Almeno quanto la nostra terra.

    - Vorrei vedere altri pianeti.

    - È necessario aspettarne il passaggio. Vale la pena osservare Saturno con il meraviglioso cerchio luminoso. Se vuole osservare il sole, ritorni domani prima di mezzogiorno.

    Il sole al telescopio! Quale meraviglia! Come si resta piccoli davanti al gigante del cielo! Il sole è un milione e settecento mila volte più grande del nostro mondo. Quale immensità di fiamme si sprigiona da questo ammasso incandescente!

    Qua e là si scorgono delle macchie. Sono estesissime caverne; qualcuna ha il diametro di circa duecento mila chilometri. E le protuberanze? Variano di continuo e qualcuna raggiunge la lunghezza di circa un milione di chilometri.

    - Dica, Direttore; lei che contempla sovente il cielo al telescopio, che cosa ne pensa?

    - Penso al Creatore di tante meraviglie; penso a Dio!

    - Dunque lei è un credente come me? - Bisognerebbe essere pazzi per non ammettere un Essere Supremo che abbia creato l'universo e che regga il movimento matematico degli astri!

    - Eppure, un ragioniere ed un maestro delle elementari del mio paese mi hanno giudicato un minorato, perché credo in Dio!

    - Risponda loro che imparino a leggere non soltanto sui pochi libri, che forse appena hanno sfiorato per carpire un diploma, ma che imparino a leggere il magnifico libro del creato!

    Sulla terrazzina di casa mia, guardando il cielo stellato, cominciai una sera a meditare: Io, povero mortale, sono qui. In questo istante la Terra gira velocemente negli sterminati spazi del firmamento ed io giro con essa attorno al sole. La luna è lì che risplende; essa pure danza attorno al sole ed attorno alla terra.

    Ecco là, uno... due... tre pianeti che si muovono anch'essi nell'orbita del sistema solare. E quelle stelle? Sembrano dei punti luminosi. Eppure sono astri come il sole, forse più grandi ancora. La luce percorre trecento mila chilometri al minuto secondo. La luce della stella più vicina alla terra impiega quattro anni per giungere a noi; la luce della stella polare circa trenta anni; la luce di altre stelle impiega centinaia e migliaia d'anni.

    Quali distanze sbalorditive! E le stelle quante saranno? E chi potrà mai enumerarle? Soltanto nella Via Lattea, dal nostro emisfero, sono visibili circa due miliardi di stelle. E che cosa è il Sole con tutti i suoi pianeti? È un semplice punto luminoso dell'immensa Via Lattea.

    Ogni stella ha la sua luce, la sua grandezza, ha assegnato il movimento che deve fare; tutto è ordinato nel firmamento, per cui l'astronomo può sapere in antecedenza con calcoli matematici l'ora ed il minuto dell'eclissi o il passaggio di certe comete. Tutti questi astri che brillano nel firmamento, sono eterni? No! È eterno ciò che resta immutabile nelle sue perfezioni. Gli astri si vanno consumando e perdono luce e calore; non possono essere eterni.

    Ma dunque gli astri si sono fatti da se stessi? Neppure! Se prima non esistevano e non avevano alcuna potenza, cioè erano nulla, come potevano darsi l'esistenza? Può forse lo zero diventare unità? Non mi resta che concludere: L'universo è stato certamente fatto da qualcuno. E poiché gli astri sono un numero sterminato e di dimensioni sbalorditive, io penso che Colui il quale ha fatto questi esseri, deve possedere in grado sommo la potenza, l'intelligenza, la grandezza. Io non vedo questo Creatore; gli occhi del mio corpo mi fanno vedere soltanto le sue opere meravigliose; ma la mia intelligenza, limitata come è, comprende che vi deve essere un Creatore.

    Non ho visto Dante Alighieri; ma studiando la Divina Commedia, io vedo il Sommo Poeta...

    E chi avrebbe potuto creare un universo così grande e così bene organizzato? - La natura! - direbbe qualche idiota. Ma, o la natura è una parola astratta, cioè per così dire, un essere che non esiste e non ragiona... ed allora è da pazzi l'ammettere che, chi non esiste e non ragiona, possa creare e regolare l'universo; oppure si vuole ammettere che la natura è un essere intelligente e potente. In questo caso natura significa Dio, Creatore Supremo.

    Dunque, mi convinco che c'è un Dio. E non sono il solo a credere ciò; con me ci sono i grandi astronomi, Keplero e Copernico.

    A proposito di quanto ho detto, mi vengono in mente i versi del professor Alfredo Mazzei, mio caro amico: Iddio io vedo, il sommo Creatore Di tutti gli universi. O grande Dio, Onnipotente Dio ed infinito, Dinanzi a Te si prostra il cosmo intero.



    Leggi chimiche.

    L'ossigeno è un elemento assai attivo, che si combina facilmente con molti altri corpi; la sua unione è accompagnata da sviluppo di luce e di calore.

    L'idrogeno è un altro elemento che brucia nell'aria con fiamma caldissima. Mi trovo in un gabinetto di chimica. Servendomi dell'apposito apparecchio, lascio passare la corrente elettrica tra l'ossigeno e l'idrogeno ed ecco avvenuta la combinazione chimica; non c'è più né il primo né il secondo elemento, ma appare il composto cioè l'acqua. Questa combinazione si compie sempre nelle stesse proporzioni: due parti di idrogeno e una di ossigeno.

    Così avvengono le combinazioni chimiche di tutti gli altri elementi, cioè sempre nelle medesime e rispettive proporzioni.

    Io mi domando: Ci sono le leggi di chimica; nessuno può negare questa verità. Ma, chi ha dato tali leggi agli elementi? Se c'è la legge, deve esserci il legislatore. Gli scienziati possono constatare le leggi chimiche, ma non ne sono loro i datori. Bisogna cercare il legislatore fuori degli elementi stessi; ed il legislatore dev'essere anche padrone assoluto della materia bruta, per dominarla e reggerla. Non può essere il caso o la natura incosciente ad agire così, ma deve essere l'Essere Supremo, Dio, il Creatore dell'Universo.

    Attraverso gli elementi inanimati, io vedo Dio e credo in Lui.



    Il fiore.

    Deliziosa Mondello, nei pressi di Palermo! Poco distante si erge il monte Pellegrino. Ai piedi del monte, il mio sguardo è rapito da un campo di fiori. Mi fermo a contemplare tanta bellezza. Quale varietà di fiori, gradazione di colori e varietà di profumi! Io penso che molti di questi fiori serviranno per le ghirlande dei defunti.

    Penetro nel campo fiorito; posso osservare a tutto agio. In un angolo c'è un mucchietto di concime e su di esso campeggia un gladiolo. - Permette, giardiniere, che raccolga questo fiore.

    Faccia liberamente! - Per me il fiore è un bel libro, che m'invita a meditare.

    Il fiore è davvero grazioso: corolla bianca, qua e là macchiettata di un rosso pallido; petali carnosi; stami piuttosto lunghi, leggermente incurvati, portanti le antere cariche di polline; nel centro spicca lo slanciato pistillo. Il profumo è delicato.

    Dico a me stesso: Ma guarda un po'! Da un mucchio di concime puzzolente viene fuori un fiore profumato. Chi ha dato questo profumo, lo stallatico, oppure il giardiniere? Né l'uno né l'altro. Quale pittore ha dato sì bel colore ai petali? Quale tessitore ha potuto mettere su una corolla così delicata? E queste antere come trattengono bene il polline!

    Seziono delicatamente il pistillo e lo trovo vuoto: è il tubo attraverso il quale scende il polline carpito dallo stimma; questo polline a suo tempo andrà a fecondare l'ovario.

    Io constato che il più semplice fiore è una meraviglia di precisione e di bellezza. Constato pure che tutti i fiori di una specie hanno la stessa corolla, lo stesso numero di pétali e di stami. Ma questa precisione e bellezza è data dal terreno incosciente o dal cieco caso? Sarebbe da stolti il dire ciò. Il più piccolo dei fiori è frutto di grande intelligenza; per quanto l'arte copii la natura, nessun artista potrà mai arrivare a dare un fiore uguale a quello da me raccolto sul concime. L'artista per eccellenza è il Creatore, il quale ha messo in ogni seme la forza fecondatrice ed ha dato delle leggi, alle quali il seme incosciente ubbidisce. Osservando il fiore, con la mia intelligenza m'innalzo all'Autore della bellezza e dell'ordine; mi porto a Dio.



    Un problema.

    La primavera sorride nei campi; fiori, uccelli, canti di villanelle. Lascio un po' la mia camera da studio e vado a diporto in campagna, in una piccola proprietà vicino al paesello.

    Il mezzadro mi saluta e s'intrattiene in amena conversazione. Intanto la massaia, seduta presso la cascina, è intenta a cibare la chioccia. E’ applicata al suo lavoro, quasi fosse un affare di primissimo ordine. Non si è accorta neppure di me. Mi avvicino a lei.

    - Scusi, professore, mi dice, la chioccia ha bisogno di cure speciali e quando attendo ad essa resto assorbita del tutto. - Se c'è la chioccia, ci saranno anche i pulcini!

    - E ci sono... Ecco il cesto!

    Che scena graziosa! Scoperto il cesto, appare un piccolo esercito di pulcini... di vari colori... e tutti a pigolare.

    - Diventerà ricca quest'anno con tanti pulcini.

    - Ma... come vorrà Dio!

    - A proposito di Dio, vorrei fare, o buona donna, una domanda: È nato prima l'uovo o la gallina?

    - Certamente prima è nata la gallina e poi è venuto l'uovo.

    - Ma la gallina da dove è nata? - Dall'uovo.

    - Dunque, per primo è nato l'uovo. - sicuramente è così. Però io penso che Dio creò per prima la gallina, questa fece le uova e così di seguito...

    - Brava signora! Ha risposto bene ed è più intelligente di quel professore di filosofia... che insegna con tanta boria... Con tutti i suoi studi, quel professore ateo risponderebbe: « Ma chi può saperlo? È un problema insolubile. Forse la materia, evolvendosi, avrà dato la vita all'uovo o alla gallina ». Ragionamento... irragionevole del « sé dicente » filosofo!

    Tu vuoi negare l'esistenza di Dio e cadi nella illogicità. E chi ha fatto la materia che si è evoluta? Come ha potuto la materia inerte produrre la vita?

    Quale logica, o prova scientifica oggi sostiene la generazione spontanea? E ritornando all'uovo, tu dici o filosofo, che il suo problema è insolubile. È insolubile per te, che non conosci, o non vuoi conoscere la verità.

    Ecco la spiegazione: Qualunque serie ha la sua origine; non può andare all'infinito. La serie delle galline esiste; necessariamente ha avuto la sua origine; assolutamente si deve arrivare a chi ha creato o la prima gallina o il primo uovo. Costui è l'Autore del creato, che a meraviglia risplende tanto nelle grandi cose, quanto nelle minime. Non ammettendo Dio, non si può spiegare niente di quanto ci circonda. Io ammetto questo Dio e la mia convinzione non è irragionevole.

    Potrei passare in rassegna il regno minerale, il vegetale e l'animale, e far vedere come in ciascun essere risplenda la sapienza e la provvidenza del Creatore. Tutto parla di Dio, dall'uomo all'astro, dal lichene al cedro del Libano, dal microbo alla balena, dalla goccia d'acqua al grande oceano. Giustamente dice Metastasio: Ovunque il guardo giro, Immenso Dio, ti vedo!



    Un grande naturalista.

    Chiudo l'argomentazione con una pagina del grande naturalista svedese, Carlo Linneo: « Dio eterno, immenso, che tutto dà, che tutto può, mi si è rivelato, in certo modo, nelle opere di creazione. L'ho veduto, Dio, quasi furtivamente e da lontano, come Mosè; l'ho visto e sono rimasto muto, attonito di ammirazione e di stupore.

    « Ho saputo scoprire una qualche orma dei suoi piedi nelle opere della creazione ed in queste opere, fatte dalla sua mano, anche nelle più piccole, in quelle che parrebbero nulle, quale perfezione inesplicabile!

    « L'utilità che a noi da esse deriva, attesta la bontà di Colui che le ha fatte. « La loro bellezza e la loro armonia dimostrano la sapienza di Lui.

    « La conservazione e la fecondità inesauribile proclamano la sua potenza. O Signore, quanto sono magnifiche le opere tue! Non le ha conosciute lo stolto e non vi ha posto mente ».

    L'ateo professorino di filosofia...

    (? ) oserà dare dell'ignorante a Linneo, che inneggia alla Divinità? Povero moscerino davanti all'aquila!
     
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    Risposta a Giuseppe Tomaselli: Tu non sai niente.
    Ciò che pensi di sapere, in realtà parte dal presupposto del "se esiste, qualcuno l'ha costruita". Ebbene, io ti dico, è un mero pensiero umano. La natura, l'universo, dio, se ne fregano della natura umana. A loro non interessa niente di tutto questo. Probabilmente non esistono neanche. In realtà, non esistono affatto. Sono solo parole. Parole create dall'uomo. Perchè è l'uomo il primo e unico (per ora) creatore di nomi. Le parole danno potere all'uomo e solo all'uomo importa delle parole. Prova a spiegare ad un lupo che hai dei figli, chiamalo "lupo" oppure "lobo" oppure "волк" o anche "λύκος"... non gliene importerà niente.
    "Dio ha creato" lo dici tu, con il tuo linguaggio umano, il tuo pensiero umano, il tuo intelletto umano... e sempre tu dici che "Dio creò l'uomo a sua immagine e somiglianza", elevandoti allo stesso livello divino. Parole e solo parole. Ragionevolezza?
    Stoltezza umana, che per dominare altri uomini, crea un dio a sua immagine e somiglianza, manovrandolo a suo piacimento.
    Ma l'universo se ne frega.
     
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